Chirurgia estetica del seno

Introduzione alla chirurgia estetica del seno

La chirurgia estetica del seno ( mastoplastica) nelle sue varie espressioni di mastoplastica di aumento, detta anche mastoplastica additiva, di mastoplastica riduttiva e di lifting del seno, definito anche con termine ormai noto a tutti “mastopessi”, da sola rappresenta poco meno del 50% di tutta la chirurgia estetica praticata e sicuramente più del 50% della chirurgia estetica richiesta dalle donne.
La valenza estetica che il seno esprime nel corpo femminile giustifica il fatto che la mastoplastica sia l’intervento più richiesto.
La mastoplastica risponde alla richiesta femminile di sensualità, a prescindere dall’aspetto estetico delle mammelle, se è vero che mammelle di piccole dimensioni, anche se perfette nei loro parametri estetici, pur non potendo certo richiamare l’idea del difetto, costituiscono la domanda di chirurgia estetica percentualmente maggiore. Come dire che il seno rappresenta un simbolo la cui scarsa “rappresentazione” può costituire un problema e la mastoplastica, additiva in questo caso, risponde alla natura del problema.
Il seno riveste nella donna il ruolo simbolico della femminilità e la mastoplastica garantisce il mantenimento o il perseguimento di questo ruolo. Tuttavia quando un seno assume proporzioni eccessive (ipertrofia mammaria, gigantomastia) la mastoplastica può anche perdere di vista, nelle sue ragioni di essere, certe esigenze estetiche che possono cadere in secondo piano, spiazzate da questioni di ordine pratico come la corretta postura, le esigenze dettate dalla pratica sportiva.
Così si spiega come in determinati casi le donne, specie se di giovane età, chiedano alla mastoplastica di ridurre al massimo le dimensioni del loro seno.
Altri fattori condizionanti nella scelta della mastoplastica sono ovviamente la cultura, il ruolo nel mondo del lavoro, l’età.
Così, a seconda dell’immagine che ha di sé e a seconda del ruolo che riveste in società, la donna può chiedere alla mastoplastica un seno di proporzioni assolutamente vistose o semplicemente un seno naturale.
Tuttavia possiamo affermare che oggi, rispetto a trent’anni fa, la media dei volumi delle protesi mammarie impiantate si aggira sui 300 cc (centimetri cubici) rispetto ai 200 cc di allora, che significa un 50% in piu’.
Come dire che oggi la taglia richiesta dalla mastoplastica, a prescindere che il seno di partenza si presenti piccolo, o necessiti di essere sollevato, o addirittura ridotto di dimensioni, si orienta sulla terza / quarta, col guadagno cioè di circa una taglia in più rispetto al passato.
Questo report ci spiega anche il motivo per cui oggi alla mastopessi venga spesso associato l’impianto di protesi; mentre in passato alla mastoplastica di aumento veniva riservato un ruolo esclusivo, cioè quello di aumentare le dimensioni di un seno eccessivamente piccolo (prima o seconda misura), oggi l’indicazione ad una mastopessi (mastoplastica di sollevamento, o lifting del seno) associata ad impianto di protesi, ha lo scopo, piuttosto che di aumento volumetrico, di ridurre le dimensioni delle cicatrici e consentire il mantenimento del risultato più a lungo nel tempo.

Mastoplastica senza protesi con autotrapianto adiposo
Il ricorso alle protesi oggi è maggiore rispetto a trent’anni fa come integrazione ad altre procedure di mastoplastica e ciò si giustifica sia per il trend di pretesa da parte del pubblico femminile di taglie maggiori sia per la maggior qualità delle protesi mammarie attuali rispetto alle protesi delle passate generazioni. Tuttavia esiste un certo numero di soggetti che non sopportano l’idea di avere su di sé dei corpi estranei per cui in questi casi si può ricorrere ai “depositi” adiposi dai quali è possibile prelevare una adeguata quantità di grasso da utilizzare per la mastoplastica. Per la tecnica si rimanda al capitolo specifico.

Mastoplastica ambito di intervento
La mastoplastica ha come obbiettivo quello di rimodellare l’aspetto di un seno, a seconda dell’immagine che ogni donna ha di sé.

Se ci sono difetti oggettivi come le asimmetrie, ove un seno è più grande dell’altro oppure è più ptosico dell’altro oppure si presenta francamente dismorfico (come nel caso del seno tuberoso o Snoopy breast), le tecniche di mastoplastica sono standardizzate e poco c’entra il gusto individuale. Ma quando abbiamo a che fare con i volumi e le proiezioni si dispone di soluzioni che possono arrivare vicino ad accontentare le aspettative di ciascuna donna. La mastoplastica con protesi può assecondare con più facilità le esigenze di ogni paziente, integrando le varie tecniche al fine da raggiungere l’obiettivo richiesto.

Varietà delle tecniche
Con la mastoplastica di sollevamento, la mastopessi, in virtù del sollevamento delle mammelle ptosiche si riduce la distanza tra le areole e un punto di riferimento (ad esempio il giugulo o l’emiclaveare), si compattano le mammelle e si riposizionano le areole al centro del nuovo cono mammario. Le cicatrici chirurgiche saranno intorno alle areole, dalle areole al solco inframammario e lungo i solchi inframammari. Ci sono tecniche che limitano le cicatrici della mastoplastica al solo perimetro areolare, altre vi aggiungono la cicatrice verticale che dalle areole decorre fino al solco sotto mammario, altre che prevedono anche la terza cicatrice collocata nel solco stesso. Ad ogni varietà di mastoplastica corrisponde un risultato e si giustifica anche in base alle condizioni di partenza. Solo nei casi di ptosi minima può essere giustificata una mastoplastica con la sola cicatrice cosiddetta periareolare.
Con la mastoplastica additiva si può integrare di volume il risultato di una mastopessi. Più spesso la mastoplastica additiva serve per aumentare sensibilmente un seno di piccole dimensioni e un seno svuotato.
Con la mastoplastica riduttiva si riduce il volume di un seno, ma soprattutto si risolve la ptosi che a un seno di grosse dimensioni è sempre associata. Le cicatrici di una mastoplastica additiva sono classicamente a T rovesciata o ad Ancora (periareolare, dalle areole al solco e lungo i solchi)

Cosa è l’ALCL?

E’ un tipo di linfoma che si è scoperto essere associato a protesi mammarie con una frequenza di 2,8 casi su 100.000 protesi impiantate. Il Ministero della Salute sta indagando se ci sia una effettiva relazione fra l’impianto e la patologia in questione e ci impone di segnalare ogni nuovo caso venga alla nostra attenzione. Non è necessario che le protesi già impiantate siano rimosse e non sono necessari controlli ulteriori o diversi da quelli effettuati fino ad ora sulle pazienti sottoposte a intervento di aumento del seno con protesi.